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Calatafimi Segesta

Centro elimo ellenizzato, Segesta fa risalire le proprie origini ad Aceste, figlio della ninfa troiana Egesta che ospitò Enea durante le sue peregrinazioni.

Di straordinario interesse è il maestoso tempio dorico del V sec. a.C., che si erge integro. Sulla cima del monte è il teatro greco che in estate si anima di manifestazioni di rilievo, da cui si gode un suggestivo panorama sulle vallate circostanti. Nel parco archeologico si trovano anche il grande Santuario di contrada Mango del VI-V sec. a.C., un castello, una chiesa medievale e i ruderi di un'antica moschea. Vicino Segesta, l'abitato medievale di Calatafimi, con il castello Eufemio e le ricche chiese, si caratterizza per i vicoli e le stradine di chiara matrice islamica. È sulla prospiciente altura di Pianto di Romano che si combatté l'aspra battaglia dei Mille.

La città prende nome da Qal'at Fimi, che si traduce dall'arabo in Rocca di Eufemio, un ufficiale al servizio di Bisanzio che, secondo la tradizione, favorì l'ingresso degli Arabi in Sicilia. Altre fonti identificano Calatafimi ora con Acesta, città coeva di Segesta, ora con Castrum Phimes, dal nome di un nobile e illustre agricoltore proprietario di terre nel territorio segestano, ricordato da Cicerone. Dopo essere stata con i Normanni terra di regio demanio, fu feudo di Guglielmo, figlio di Federico III d'Aragona. Passò dopo in mano a diversi baroni e signori, restando in ombra fino al riscatto, dopo secoli di silenzio, con la vittoriosa battaglia del 15 maggio 1860, sulle colline di Pianto Romano, sostenuta dai Garibaldini contro le truppe borboniche, guidate dal generale Landi, durante la quale Garibaldi rivolse a Nino Bixio la storica frase: Qui si fa l'Italia o si muore!

Dal colle su cui si erge il fascinoso castello Eufemio si ha una veduta ineguagliabile sull'abitato e sulla valle del Fiume Kaggera, già denominato Flumen molinorum, dove ancora oggi sopravvivono i resti degli antichi mulini ad acqua che oltre a molire il frumento permettevano di irrigare i terreni sottesi. Questa valle di straordinaria bellezza conserva gli antichi impianti a giardini di agrumi e ortaggi con un contrasto vegetazionale molto suggestivo in cui ancora oggi la presenza di acqua irrigua fa la differenza tra le zone coltivate e quelle aspre rocciose a gariga.

I vicoli e cortili dell'antico nucleo abitativo della città, articolandosi in percorsi labirintici e tortuosi, di chiara matrice islamica, creano un paesaggio urbano di stimolante interesse. Da Segesta straordinario è il panorama che va dal monte Sparagio al monte Inici, fino allo stupendo Golfo di Castellammare.

Segesta, severa custode dei resti della città elima, di uno straordinario tempio dorico, di un teatro ellenistico e di possenti fortificazioni, è oggi uno dei più importanti siti archeologici della Sicilia.

Il tempio (sec.V a.C), ancora integro, è un austero esempio di periptero esastilo, che con la sua incompiutezza consente di individuare le fasi di costruzione dei templi.

Sulla sommità del monte, il magnifico teatro (metà sec. II a.C.), i resti di un edificio di età classica, un bouleterion ellenistico documentano la vita della città, mentre un portico, un cortile lastricato e un colonnato segnano l'accesso a quella che fu l'agorà nell'età ellenistica e romana.

Nei pressi del teatro si trovano i resti di un villaggio di età musulmana con moschea, e di insediamenti normanni e svevi, con un castello.

Resti di un santuario (sec.VI-V a.C.) si trovano inoltre in contrada Mango.